Per unanime convenzione la nascita di quel genere letterario che è il poliziesco viene indicato nel 1841, l'anno in cui Edgar Allan Poe pubblica sul Graham's magazine di Philadelphia, il racconto The murders in the Rue Morgue. In effetti, questo racconto configura in modo del tutto compiuto, un modello di narrativa che non subirà variazioni di rilievo in seguito e che, pur affondando le sue radici in esperienze precedenti, ne rimane in sostanza autonomo.
Poe ambienta il racconto a Parigi, dove ha luogo un orribile duplice omicidio. Una ragazza viene trovata assassinata nella cappa del camino di casa, in una stanza chiusa a chiave dall'interno e le cui finestre sbarrate resistono ad ogni sforzo per aprirle. Poco dopo, in un cortiletto adiacente, viene scoperto il cadavere della madre, con la testa quasi staccata dal busto. Le testimonianze dei vicini sono confuse, ma ne emerge che al momento degli omicidi si sono udite due voci maschili, una delle quali, di singolare timbro gutturale, con parole incomprensibili di vago suono straniero. La polizia applica le procedure d'uso: interrogazione dei testimoni, fermo dei sospetti, raccolta degli indizi. Tuttavia non conclude nulla, non riuscendo a spiegare né il movente né il modo.
Si fa avanti a questo punto un amico del prefetto di polizia, un certo Monsieur C.August Dupin.
Il personaggio di Dupin si risolve per intero nella riflessione, mediante la quale il suo cervello si applica con sorprendenti risultati alla logica deduttiva. Quasi in apertura del racconto, egli riesce a stupire, durante una passeggiata, il suo compagno e confidente, indovinando ciò che in quel momento stava pensando. In realtà egli si è limitato all'analisi rigorosa degli anche minimi gesti dell'amico, collegandoli al contesto di ciò che sapeva di lui e dei precedenti della giornata per derivarne l'ineccepibile conclusione deduttiva del pensiero celato nel cervello altrui. Egli dunque, si forma una prima base di giudizio leggendo i resoconti del giornale, poi visitando con minuzia il teatro del delitto. Per pagine e pagine l'io-narratore ci fa seguire passo per passo il ragionamento, mediante il quale Dupin, scartate le vie rimaste, giunge alla conclusione che il barbaro gesto non è stato compiuto da mano umana, bensì da un orango sfuggito alle cure del suo custode.
Dupin è fin troppo scopertamente un letterato ed un artista: non può non abitare a Parigi, la capitale dell'arte e della cultura. Vive in solitudine ed ama la notte: ciò è perché odia la folla, teme l'effetto di omologazione e la perdita delle facoltà artistiche provocata dall'esperienza ordinaria: la cultura e l'arte diventano emblema di distinzione. Nell'introduzione è abbozzata una teoria estetica, un'idea della letteratura: l'esempio del rapporto tra il gioco degli scacchi e la dama è singolare. Poe sottolinea l'acume del giocatore di dama a differenza dell'attenzione di chi gioca a scacchi. Altro esempio è offerto dal gioco del whist dove la facoltà di analisi esalta le doti dell'intelletto del giocatore.
L'analista è colui che è capace di entrare nella logica dell'avversario, è colui che usufruisce della matematica ma va oltre la regola.
Il detective non è altro che un analista, le cui particolari caratteristiche mentali sono apprezzabili di per sè solo per gli effetti.
La differenza fra ingegnosità e facoltà analitica è simile a quella che intercorre tra fantasia e immaginazione. La fantasia opera in un campo delimitato, presuppone e riconosce un ordine normativo: nella tradizione aristotelica alla fantasia era affidata una funzione etico-conoscitiva del reale gioco sull'univoco rapporto tra significato e significante.
L'immaginazione, già nella lezione platonica era fantasia di fantasia, un' attività di secondo grado quindi attività estetica. L'immaginazione dunque stabilisce relazioni tra segni e segni.
Caratteristico è in questo racconto eliminare tutto quello che non sia strettamente funzionale all'asse portante del testo: il ragionamento dupiniano intorno all'enigma proposto.
Da quel fatto di sangue, che pur mette a rumore la Senna, Dupin non sembra turbato e nemmeno suggestionato: egli si limita ad assumerlo come problema, sfrondandolo degli elementi accessori e devianti ed a sviscerarne la soluzione.
Così nella dectective story il punto di partenza ed arrivo è raffigurato dal cadavere ed attraverso la detection si possono intuire le cause e ricostruire i percorsi. Non a caso nel poliziesco lo spazio della ricostruzione è anche un'operazione artistica, è un luogo testuale nel quale si esercita l'intuito e l'immaginazione, facoltà che solo il poeta possiede.
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