Frutto di una società ricca, questo nuovo personaggio che Doyle aveva in mente sarebbe stato poco assillato dai bisogni di denaro ed avrebbe perciò lavorato duramente non per sete di guadagno bensì per il proprio disinteressato diletto. La troppa tranquillità genera il tedio ed il protagonista di "A study in scarlet" sarebbe stato un gentiluomo annoiato che, per vincere il grigiore della "routine" quotidiana, si sarebbe dedicato ad un'attività unica ed emozionante: dare la caccia da privato ai delinquenti che la polizia non riusciva a scoprire. Curiosamente l'autore non volle farne a priori un personaggio simpatico: chiuso, irritante, superbo,arrogante, ironico, motteggiatore, di rado Holmes si concede le piacevoli ore di svago dell'uomo comune; pur non odiando le donne non di innamora mai ed è, tutto sommato, misuratamente misogino. Il suo unico amore è costituito dalle scienze, e l'investigazione sarebbe diventata con il suo metodo una scienza esatta. Modello di Holmes era stato un certo Joe Bell che Conan Doyle aveva avuto come insegnante all'università di Edimburgo.
Magro, ironico,intelligentissimo, Bell si divertiva a stupire le persone appena conosciute dicendo di loro ogni cosa, passata e presente, che riusciva a dedurre da minuziosi indizi. Senza dubbio la vera novità recata dalla narrativa di Conan Doyle nel genere poliziesco è la preminenza data alla figura dell'investigatore, la cui personalità, le cui manie, le cui caratteristiche morali, psicologiche, sentimentali, attraggono l'interesse del lettore, forse anche più del mistero criminale proposto e dell'intreccio che intorno ad esso si sviluppa.
Benchè Monsier Lecoq goda già di un maggior spazio, rispetto a Dupin., è solo con Holmes che il lettore apre il libro per trovare il suo eroe in un contesto tipico ed inconfondibile. Sherlock Holmes abita con il dottor Watson in una via del centro di Londra, Backer Street; ha una padrona di casa buona e brontolona, una figurina schizzata con "humor"; possiede uno stravagante concetto dell'ordine. Come Vidocq, Sherlock Holmes ama i travestimenti, con i quali non viene identificato nemmeno dall'amico e compagno d'avventure. Infallibile, forse lo è, ma non senza ammettere talvolta di aver imboccato una falsa pista e di aver dovuto rettificare le proprie premesse alla luce di nuovi sviluppi del caso. Se Dupin si concedeva all'investigazione per un sereno diletto dell'intelligenza, Holmes vi è attratto da una morbosa tensione attivistica, che gli fa desiderare di misurare tutto se stesso con impegni sempre più eccezionali e rischiosi, per riuscire laddove nessun altro potrebbe.
La sua tensione intellettuale si muta in nevrosi e nelle pause di inattività fra un caso e l'altro cede alla tentazione della droga iniettandosi cocaina: un tratto decadentistico che ci ricorda il processo ad Oscar Wilde e tutto un mondo vittoriano "irregolare".
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